Chi più spende, meno spende… davvero?


Una volta si diceva “chi più spende, meno spende”… e forse questo era vero ai tempi dei nostri nonni, quando ciò che si poteva comprare aveva un evidente qualità e l’onestà era un valore più diffuso. In quest’ottica, comprare una pentola di materiale scarso poteva voler dire doverne acquistare un’altra entro lo stesso anno… spesa doppia e annullato il risparmio.
Oggi, complice la pubblicità e la troppa offerta (e, sì, un tantino meno di onestà attesa dai nostri interlocutori) non basta più scegliere il prodotto con il prezzo più alto per essere sicuri di avere il meglio.
Tocca a noi, poveri acquirenti sperduti in un mare di volantini e offerte, l’onere di una scelta oculata.

In un precedente articolo abbiamo già parlato di come lo stesso esborso per lo stesso identico bene possa considerarsi una necessità (soluzione di una situazione intollerabile), un investimento (volontà di un risparmio, aumento del valore per la rivendita, ecc.) oppure una spesa.
Messa così, sembra che le spese siano tutte eliminabili o, peggio ancora, condannabili.
Ovviamente non è così.
Basti pensare, ad esempio, a chi acquista un prodotto biologico, notoriamente più costoso: sta buttando i suoi soldi? Non oseremmo mai condannare questa spesa, eppure non sopperisce ad un bisogno primario (la zucchina biologica vi sfamerà come la sua collega più comune), né mangiando bio avrete un ritorno produttivo… quindi, cosa rende questa spesa degna di essere fatta oppure no?

I nostri valori.

Fermo restando che una volta stabilita la finestra minima, quella che sopperisce completamente alle vostre esigenze reali, tutto il resto rimane nell’ambito degli esborsi non strettamente necessari, è infatti possibile effettuare un’ulteriore suddivisione: speso bene e speso male.


Quello che per una persona può essere un dettaglio assolutamente inutile, per qualcun altro potrebbe invece essere un criterio di scelta importante.
Torniamo alle zucchine, per capirci: non tutti acquistiamo bio perché non tutti crediamo allo stesso modo che questa scelta possa incidere sulla qualità della nostra vita, sulla salvaguardia del pianeta o delle risorse, ecc.
Per i primi il marchio “bio” è un valore talmente importante da giustificare l’esborso maggiore, per i secondi è solo un costo in più… una spesa inutile.
Le finestre somigliano alle zucchine più di quanto pensiate.
Purtroppo i serramenti non hanno un semplice ed evidente marchietto “bio” da poter esporre per essere riconosciuti e, ciò nonostante, molte aziende prendono ogni possibile accorgimento perché la produzione impatti il meno possibile sull’ambiente.

Ora qualcuno penserà che sono scorretta… abbiate pazienza e cercate di seguirmi lo stesso nell’esempio.

Stesso buco da chiudere con una finestra, prodotti e materiale differenti, prestazioni similari o comunque adeguate a ciò che ci serve, prezzi differenti.
Qualcuno sceglierà sempre il prezzo più basso a prescindere da ogni altra considerazione: non gli importa se la finestra sarà in plastica, se inquina, se è verniciata con solventi (vale anche per il legno!)… il prezzo è il più basso e tanto gli basta. Evidentemente fra i suoi valori il risparmio economico si trova uno o più gradini al di sopra di ogni altra cosa, compreso il suo benessere all’interno della casa nuova.
Alla maggior parte di noi questa scelta sembra assurda, sbagliata… ma per lui è quella giusta. Spendere di più, per quest’uomo che non crede nell’ecologia ed è fermamente convinto che la vernice all’acqua sia un’invenzione commerciale, sarebbe stato sciocco.

Ora mettiamo che invece a comprar casa sia una persona abbiente. Non capisce niente di finestre ma ha soldi da spendere e sceglie la versione più costosa ad occhi chiusi.
Finestra ipertecnologica, tenuta pensata per la cima del monte Everest (con tanto di valvole altimetriche nei vetri! Vogliamo tutto!!), verniciatura ad olio che è il bijoux della salubrità e una sfilza di accessori da far saltare di gioia ogni rivenditore.
Ha comprato tutto il comprabile (e probabilmente ha buttato una marea di soldi in cose di cui non gli importa niente… ma tanto ne ha, beato lui!) eppure le sue perfette finestre nuove non gli piacciono perché la finitura ad olio è opaca e nella sua casa stonano come un pugno in un occhio. Ha il meglio da ogni punto di vista… tranne il suo: soldi spesi male.

Il primo, taccagno, ha fatto una scelta che i più rifiuterebbero eppure ha speso bene i suoi soldi, mentre il secondo invidiatissimo li ha spesi proprio male!

Destreggiarsi fra le spese degli accessori, come forse iniziate ad intuire, è quindi molto più semplice di quanto sembri, perchè la risposta sbagliata non c’è: basta mettere un attimo da parte le mode, non guardare le finestre del vicino, chiudere un tantino le orecchie alle offerte… e chiedersi cosa ci piace, cosa ci fa stare bene con noi stessi e la nostra coscienza.
Non cercate di comprare tutto: chiedetevi di cosa vi importa davvero. Perchè ciò che può essere il meglio per un altro, potrebbe non valere per noi.


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